sabato 25 febbraio 2017

Impasto per teglia alta idro 80 -90 -100 per cento



Impasto per teglia alta idro 80 -90 -100 per cento


PROVA IDRO 80%
700 gr di farina polselli rossa
300 gr di semola rimacinata di grano duro
20 gr di olio di oliva
25 gr di sale
4 gr di LB in polvere
800 gr di acqua preferibilmente dolce Fredda di frigo
1 pizzico di malto ( non indispensabile)

Ho aggiunto il malto cosi d'impulso, pensando alla farina utilizzata ormai molto vecchia ( più' di un anno, era una rimanenza portata con me da Alassio) e non sapendo bene quando avrei potuto cuocere dopo averla messa in frigo.
Una pappa in più' per il nostro lievito
E visto che ne stiamo parlando, specifico che aggiungere zucchero non è' la stessa cosa perché' le cellule del lievito lo finirebbero subito, mentre il malto è' più' costante nel percorso lievitativo.


Impasto per teglia alta idro 80 -90 -100 per cento

Per questa prova e per testare la reazione della sun mix ho setacciato le due farine e messe nel' impastatrice, insieme al lievito , fatto girare 5 minuti, poi unito gradualmente il 60% di acqua .
Riposo 20 minuti coperto.
Riavviata l' impastatrice fino ad ottenere una bella struttura dell' impasto, poi unisco a filo è un po' alla volta la rimante acqua meno 100 gr.
Riposo 10 minuti
Riavvio l impastatrice e ad incordatura ottenuta inizio ad inserire i rimanenti 100 gr. di acqua cercando ad ogni inserimento di non far perdere consistenza all' impasto e non aggiungere altro liquido se il precedente non è' stato assorbito.
Frigo 24 ore staglio all' uscita dal frigo 4 ore a TA
Pezzature per teglia 30x 40 500/550 gr.
Cottura in F1 con biscotto 380/400 sotto 250 sopra per 10 minuti
Poi girare la teglia e altri 3/5 minuti circa alzando il cielo secondo bisogno.

Di seguito le foto della prima prova all' 80%

lunedì 28 giugno 2010

Piada e le varianti

Piada e le varianti

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Caratteristica soprattutto dell'Appennino tra Forlì, Cesena e Rimini, è diffusa anche nel ravennate e nel resto della Romagna, fino a sconfinare nel Montefeltro, nella provincia di Pesaro e Urbino e nella Repubblica di San Marino. Non si presenta ovunque uniforme: ad esempio, la piadina forlivese, cesenate e ravennate è più spessa (per alcuni sa più di pane, insomma), mentre nel riminese (piada) tendono a stenderla molto sottile; quella pesarese, chiamata anche crescia o crostolo nell'entroterra, è sfogliata e saporita.
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La piadina romagnola

La piadina romagnola

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La piadina romagnola , è un prodotto alimentare composto da una sfoglia di farina di frumento, strutto (o olio di oliva), sale e acqua, che viene tradizionalmente cotto su un piatto di terracotta, detto teglia (teggia in romagnolo) , ma oggi più comunemente viene cotta su piastre di metallo oppure su lastre di pietra refrattaria chiamate testo. È, per dirla con Giovanni Pascoli, «il pane, anzi il cibo nazionale dei Romagnoli»: in realtà, lo era innanzitutto per i più poveri. La piadina romagnola è inserita nell'elenco dei Prodotti agroalimentari tradizionali italiani della regione Emilia-Romagna.

sabato 29 agosto 2009

Valori nutrizionali della pizza

La più celebre delle pizze, la pizza Margherita, contiene varie sostanze nutrienti: i carboidrati sotto forma di amido (nella farina), i lipidi vegetali dell'olio extravergine d'oliva e quelli animali della mozzarella di bufala o fior di latte, proteine animali (ancora dalla mozzarella).
Queste indubbie qualità non devono però far dimenticare che la pizza non è un alimento ipocalorico adatto a qualunque regime dietetico: una margherita del peso di 300 gr. dà un apporto di oltre 800 calorie peraltro molto sbilanciate a favore dei carboidrati (circa 75%).

Energia

599 kcal


Nutrienti

Proteine

24 g


Lipidi (Grassi)

20 g


Glucidi (Carboidrati)

80 g


Amido

69 g

(*)

Zucchero

5 g


Fibra

4 g


Minerali

Sodio

136 mg

(Sodio negli alimenti)

Potassio

431 mg


Ferro

1 mg


Calcio

340 mg


Fosforo

338 mg


Vitamine

Vitamina B1 (Tiamina)

0,10 mg


Vitamina B2 (Riboflavina)

0,31 mg


Vitamina PP (Niacina)

2,31 mg


Vitamina A

187,51 mg RE


Vitamina C

8,30 mg

(*)

Tipologie di pizze per origine geografica

La pizza napoletana è una pizza tonda dalla pasta morbida e sottile ma dai bordi alti (cornicione). 

Tale cornicione è dovuto dall'aria, che durante la fase di manipolazione del panetto si sposta dal centro verso l'esterno. 

Preparata con un impasto simile a quello per produrre il pane (non è ammesso nessun tipo di grasso nell'impasto), nella più stretta tradizione prevede solo due varianti per quanto riguarda il condimento: * Pizza marinara: con pomodoro, aglio, origano e olio di Oliva. 

* Pizza Margherita classica: con pomodoro, mozzarella di bufala campana DOP o mozzarella STG o fior di latte appennino meridionale a listelli, basilico e olio d'oliva. Pizza romana La pizza romana è una pizza tonda dalla pasta molto sottile e croccante. 

L'impasto viene prodotto con farina di grano tenero tipo 00 o 0, acqua, lievito di birra, olio d'oliva o semi e sale in proporzioni tali che risulti molto duro e consistente, tanto da rendere spesso necessaria la stesura con il mattarello. Diffusasi a partire appunto dalla capitale solo dopo l'ultimo dopoguerra, si chiama Napoli la variante di condimento con pomodoro, mozzarella e alici, la stessa che a Napoli si chiama romana. In realtà i libri di cucina tradizionale romana, sembrerebbero avvalorare che la variante con le acciughe sia un'usanza propria della Capitale; la pizza romana, secondo gli stessi ricettari, dovrebbe comprendere anche basilico tagliuzzato,pecorino e pepe. Altra caratteristica, della Pizza romana è l'uso di ingredienti freschi, messi a crudo sulla pasta prima dell'infornata: zucchine, cipolle, patate, funghi (dove invece troviamo l'utilizzo delle conserve in altre parti d'Italia). 

Altre Il pizzolo di Solarino e Sortino Pizza Chicago-style A Napoli la cosiddetta pizza chiusa, ossia pizza ben condita e coperta dalla stessa pasta, si chiamava anche calzone, ma in seguito altre varietà di calzone con un tipo di pasta differente son state ideate e preparate nella vicina Puglia, ragion per cui il calzone al forno è divenuto di fatto un altro prodotto culinario. In Sardegna la variante locale viene denominata panada, pizza morbida ed a pasta spessa farcita dei più svariati ingredienti quali pomodori, melanzane, zucchine, funghi, carne d'agnello, pesci (particolarmente ghiotta la variante alle anguille). La ricetta originale prevede che, una volta completata la cottura in forno a legna, la panada venga unta con un filo di olio extravergine bollente e poi lasciata riposare. 

Una piccola pizza chiusa è il panzerotto, il quale può essere cotto al forno o fritto in padella. In Sicilia vi sono diverse varianti di pizza, collegate alla tradizione culinaria rurale. E così, nel palermitano è diffuso lo sfincione, pizza morbida con cipolla; in Provincia di Siracusa, specie nei comuni di Solarino e Sortino, si può gustare il pizzolo, una sorta di pizza tonda farcita; in provincia di Messina è cucinato il tradizionale pidone, piccolo calzone fritto o al forno ripieno di verdure ed è inoltre presente la focaccia alla messinese, che viene tradizionalmente preparata in teglia con verdure, formaggio, pomodoro e acciughe; e in provincia di Catania, specie a Zafferana Etnea, la tipica pizza siciliana, un calzone fritto a pasta morbida con ripieno di formaggio, acciughe, funghi porcini e altri ingredienti. Anche oltreoceano la pizza ha avuto una sua evoluzione fino alla pizza all'americana contraddistinta dalla morbidezza e dal notevole condimento. Non raramente all'impasto vengono aggiunti burro o margarina e zucchero. Negli ultimi anni del XX secolo si è andata affermando anche la pizza senza glutine, preparata con farine non a base di frumento, adatte a chi soffre di celiachia.

Pizza alla pala

La pizza alla pala, come la pizza in teglia, è una pizza di grandi dimensioni messa in mostra e venduta a peso ma la sua cottura avviene, analogamente alla pizza tonda, direttamente sul piano del forno.
Una delle sue varianti è la pizza al metro.

Pizza al taglio


Per la pizza al taglio o pizza in teglia la pasta lievitata viene stesa, condita e cotta in grandi teglie di metallo tonde o rettangolari e poi messa in mostra per essere venduta a peso a scelta del cliente o, in casa, consumata a tranci. La vendita di questa varietà di pizza è diffusa oltre che nelle pizzerie al taglio vere e proprie, anche nelle panetterie. Poiché la pizza in teglia deve essere tenuta in mostra ed eventualmente riscaldata necessita dell'utilizzo di impasti molto acquosi che pure in queste condizioni non si secchino ma diano il massimo del gusto. A tal fine vengono usate farine forti e appositi procedimenti di rigenerazione che permettono di aggiungere agli impasti una maggiore percentuale di acqua, fino al 90%.[senza fonte] Questo ha anche un vantaggio dal punto di vista economico essendo la pizza venduta in alcuni casi a peso (questo metodo è ad esempio il più diffuso nella città di Roma).